Era il 2000, Umberto Eco pubblicava il suo nuovo romanzo, "Baudolino". Il Corriere della Sera commentava così: "La storia di un cosmopolita che è a suo agio dappertutto. Forse il libro più bello di Umberto Eco, e certamente il più felice dopo Il nome della rosa." Facevo eco la Repubblica: "E' senza dubbio il libro più lucido dello scrittore, e attraversato da una dominante atmosfera di fantasiosa ilarità, che si comunica al lettore nonostante egli si trovi fra massacri, occupazioni belliche, furti, incendi e altre impegnative opere di rovine." In realtà le recensioni colgono solo la tematica di superficie del romanzo. La tematica vera è quella della ermeneutica e del rapporto tra realtà, soggetto, cultura, storia, potere e verità. Questi alcuni dei più importanti poli tra i quali la pur accurata indagine storica si districa alla ricerca della realtà e della verità. Una ricerca evanescente nella quale lo stesso soggetto finiva con il dissolversi. E' - allora come oggi - il potere a conferire alla realtà storica quel valore veritativo che gli giova per leggittimarsi. Dunque verità e mito, leggenda, favola, vengono di fatto a trovarsi nello stesso orizzonte, sullo stesso piano. Allo stesso modo è sempre il potere - di nuovo, ieri come oggi - a costituire la realtà socio culturale, ossia il "Mondo" in cui si colloca il soggetto. Il soggetto stesso quindi - anche se inizialmente aveva la certezza ingenua di poter fare e disfare a suo piacimento - alla fine è perduto e dilegua. E' il problema ermeneutico, o, per citare un altro titolo di Eco, I limiti dell'interpretazione. La tematica in realtà è attuale per il semplice fatto di essere la tematica propria, alla fine, di ogni tempo e di tutti i tempi, perciò di ieri, ma anche di oggi e di domani. Un passo in particolare, relativo al rapporto tra l'imperatore e i suoi vassalli descrive con precisione minuta l'attuale situazione della maggioranza di governo: "Perché un conto, stai bene attento signor Niceta, che questo è un punto molto sottile che forse i bizantini non sono così sottili da capirlo, un conto era difendersi quando l'imperatore ti assediava, e un altro dargli battaglia di tua iniziativa. Cioé, se tuo padre ti picchia con la cinghia, hai anche diritto di cercare di afferrarla per strapprgliela di mano - ed è difesa - ma se sei tu a levare la mano su tuo padre, allora è parricidio. E, una volta che hai mancato definitivamente di rispetto al sacro e romano imperatore, che cosa ti rimane a tenere insieme i comuni d'Italia (oggi, i pezzi di maggioranza)? Capisci, signor Niceta, erano là che avevano appena fatto a pezzi le truppe (oggi, il PdL) di Federico (oggi, Berlusconi), ma continuavano a riconoscerlo come il loro unico signore, ovvero non lo volevano tra i piedi ma guai se non ci fosse più stato: si sarebbero ammazzati l'uno con l'altro senza neppure più sapere se facevano bene o male, perché il criterio del bene e del male, era, in fin dei conti, l'imperatore."
Era il 2000, Umberto Eco pubblicava il suo nuovo romanzo, "Baudolino". Il Corriere della Sera commentava così: "La storia di un cosmopolita che è a suo agio dappertutto. Forse il libro più bello di Umberto Eco, e certamente il più felice dopo Il nome della rosa." Facevo eco la Repubblica: "E' senza dubbio il libro più lucido dello scrittore, e attraversato da una dominante atmosfera di fantasiosa ilarità, che si comunica al lettore nonostante egli si trovi fra massacri, occupazioni belliche, furti, incendi e altre impegnative opere di rovine." In realtà le recensioni colgono solo la tematica di superficie del romanzo. La tematica vera è quella della ermeneutica e del rapporto tra realtà, soggetto, cultura, storia, potere e verità. Questi alcuni dei più importanti poli tra i quali la pur accurata indagine storica si districa alla ricerca della realtà e della verità. Una ricerca evanescente nella quale lo stesso soggetto finiva con il dissolversi. E' - allora come oggi - il potere a conferire alla realtà storica quel valore veritativo che gli giova per leggittimarsi. Dunque verità e mito, leggenda, favola, vengono di fatto a trovarsi nello stesso orizzonte, sullo stesso piano. Allo stesso modo è sempre il potere - di nuovo, ieri come oggi - a costituire la realtà socio culturale, ossia il "Mondo" in cui si colloca il soggetto. Il soggetto stesso quindi - anche se inizialmente aveva la certezza ingenua di poter fare e disfare a suo piacimento - alla fine è perduto e dilegua. E' il problema ermeneutico, o, per citare un altro titolo di Eco, I limiti dell'interpretazione. La tematica in realtà è attuale per il semplice fatto di essere la tematica propria, alla fine, di ogni tempo e di tutti i tempi, perciò di ieri, ma anche di oggi e di domani. Un passo in particolare, relativo al rapporto tra l'imperatore e i suoi vassalli descrive con precisione minuta l'attuale situazione della maggioranza di governo: "Perché un conto, stai bene attento signor Niceta, che questo è un punto molto sottile che forse i bizantini non sono così sottili da capirlo, un conto era difendersi quando l'imperatore ti assediava, e un altro dargli battaglia di tua iniziativa. Cioé, se tuo padre ti picchia con la cinghia, hai anche diritto di cercare di afferrarla per strapprgliela di mano - ed è difesa - ma se sei tu a levare la mano su tuo padre, allora è parricidio. E, una volta che hai mancato definitivamente di rispetto al sacro e romano imperatore, che cosa ti rimane a tenere insieme i comuni d'Italia (oggi, i pezzi di maggioranza)? Capisci, signor Niceta, erano là che avevano appena fatto a pezzi le truppe (oggi, il PdL) di Federico (oggi, Berlusconi), ma continuavano a riconoscerlo come il loro unico signore, ovvero non lo volevano tra i piedi ma guai se non ci fosse più stato: si sarebbero ammazzati l'uno con l'altro senza neppure più sapere se facevano bene o male, perché il criterio del bene e del male, era, in fin dei conti, l'imperatore."
francesco latteri scholten